Gesù è dunque risorto, ho cercato di spiegarlo ai miei studenti, distinguendo la resurrezione dalla reincarnazione, oggi così di moda. Meglio dire “annunciarlo”, che è l’unica cosa da fare con il Vangelo, la Buona Notizia, anche in un contesto scolastico.
Se fossi solo “uno che spiega”, si perderebbe qualcosa: con alcune cose, come la vita, più che spiegare si tratta di (lasciar) “dispiegare”.
Dunque, quale sarebbe la buona notizia, per me, per il mondo? Per rispondere bisogna risalire al senso della missione di Gesù e farsi qualche altro interrogativo (i miei alunni dicono che faccio troppe domande) e chiedersi per quale motivo, quel giorno, il primo dopo il sabato, il 9 aprile del 30 dopo Cristo, secondo gli studi più approfonditi, questo evento è accaduto? Quel fatto di venti secoli fa, annunciato dalle donne che tornano agitate dal sepolcro, che rilevanza ha per me, qui, oggi?
Rileggo ciò che questi ragazzi di 14-15 anni hanno scritto su quel compito estemporaneo che ho dato loro («Tutto quello che so su Gesù»), un’autentica miniera inesauribile, soprattutto quando si concentrano sui motivi della morte e della resurrezione di Cristo.
Scrive ad esempio Martina che Gesù «intorno a sé aveva 12 discepoli fedelissimi, gli Apostoli, tra cui Pietro (fondatore della Chiesa), Giovanni (il più fedele) e Giuda che sarà poi il suo traditore. Era perseguitato dai Romani e dagli Ebrei, che lo consideravano un ipocrita, poiché si denominava “re dei Giudei”».
E Stefano, con un lessico alquanto “singolare”, aggiunge che: «Ogni suo gesto spiega come l’essere umano è libero di scegliere, nel bene o nel male. Persone ancora oggi lo rinnegano pensando che non sia esistito, ma essi sapranno veramente i gesti compiuti? Nato a Betlemme, è riuscito a portare con lui dei seguaci, i 12 apostoli. È stato tradito, ma appunto il suo grande cordoglio ha portato a perdonare. Questo è Gesù».
Mi appunto la parola “perdono”, dovremmo tornarci sopra, ma è il testo di Simona che colpisce la mia attenzione, un po’ per la confusione che emerge, ma anche per l’attualizzazione che riesce a compiere, a modo suo: «Gesù è la nostra guida e soprattutto il nostro sostegno, la gente ogni giorno ha bisogno di aggrapparsi a qualcuno ha bisogno di sfogarsi e incolpare qualcuno! Molte volte quando ci succede una disgrazia si dà sempre la colpa a Gesù o a Dio per il fatto che non è colpa di nessuno e non si sa come e con chi arrabbiarsi. In questo modo Gesù ci dà il suo amore ci ascolta ci fa sfogare e ci guida perché molte volte per aiutarci scende a terra e compie quelle cose dette “miracoli”».
(il presente articolo è apparso in Parole Perdute di Avvenire del 23 aprile 2014)