Di Maio di padre Silvio e fu Enrico

Il 20 aprile scorso ho scritto una breve riflessione sul fatto che Berlusconi e Di Maio non si sono  mai visti insieme nello stesso luogo (nè vogliono stare insieme, anche se il secondo ha poi dovuto pietire i voti del primo per provare a far nascere il futuro governo) e suggerivo il fatto che fossero i due volti della stessa entità o comunque che esistesse una forma di paternità di papà Silvio verso il figlio Luigi L’onda che ha portato sulle sponde romane per condizionare la politica italiana il lombardo Berlusconi  è montata grazie al vento del moralismo che spesso agita le acque nostrane, lo stesso vento che soffia dietro le piccole spalle di Di Maio, Casaleggio e compagni. Gli antesignani e precursori del Movimento 5 stelle li troviamo nei programmi di punta della Finivest “Striscia la notizia” e “Le iene” che hanno dissodato il terreno non solo per l’avvento di Berlusconi ma anche di altri come ieri Di Pietro e oggi Di Maio.
E a proposito di compagni, forse anche il moralismo berlusconiano, “padre” della furia catara dei grillini (noi non ci mescoleremo! gridavano insieme al “vaffa”, almeno fino allo scorso 4 marzo) ha un “padre” che è riscontrabile, paradossi della storia, nella famosa “questione morale” di Enrico Berlinguer e della sinistra italiana degli anni ’70 -’80. Politici distanti anni luce, anzi un politico, Berlinguer e un imbonitore (vale per Berlusconi come per Grillo) ma qualcosa li accomuna ed è l’errore del moralismo, questa ideologia manichea che in nome della purezza tende a spaccare il mondo in due, buoni e cattivi. Errore imperdonabile di chi come Berlinguer, appunto un uomo politico, con l’aver cavalcato la questione morale ha finito per spaccare il paese che si candidava a governare, lacerando un tessuto sociale, quello italiano, già fragile per sua storia e natura. Lo aveva colto acutamente Aldo Moro quando definì l’Italia: «Paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili» proprio Moro, abile tessitore della politica spinto sempre dal vento del dialogo e della riconciliazione, che si trovò a dover dialogare con Berlinguer per cercare di tenere unito un paese che, per passionalità, tendeva alla contrapposizione.
Oggi Moro è morto, la DC pure, e siamo rimasti con la passionalità, l’emotività, e i “figli” ancora molto infantili di quell’ideologia, il moralismo (che uccide sempre i suoi figli), si chiamino essi Silvio, Di Pietro, Di Maio etc etc.. chi ci salverà?

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