Da circa 20 anni vado dicendo in giro che secondo me Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro sono un’unica identica persona. Sono diventati “famosi” appunto 20 anni fa conquistando un successo popolare legato al proprio carisma personale, quasi fisico e, se li guardiamo bene, i due fisicamente si assomigliano (ed entrambi assomigliano al dittatore Mao, ma questo è un’altra storia) nella immediata, schietta e italica volgarità. Attorno al corpo di questi due perfetti italiani si è celebrato il rito dell’adesione incondizionata e del rifiuto violento (pensiamo ad esempio agli articoli a favore di Di Pietro, degni del culto della personalità di fascista memoria, di Bocca) per quasi venti anni. Per un ventennio i due “fenomeni” hanno solleticato la pancia del paese, arringando e soffiando demagogicamente sul fuoco dell’anti-politica; il moralismo qualunquista dei canali Mediaset degli anni ’80 e dei primi anni ’90 ha preparato il terreno per il moralismo popolano del leader dell’IDV. Per un ventennio i due si sono spalleggiati a vicenda, non a caso fu Berlusconi il primo a richiedere l’entrata in politica dell’ex-magistrato (come ministro degli interni, sarebbe stato perfetto da valente ex-sbirro qual’era). Inoltre andavo notando come i due non fossero mai (o quasi) presenti contemporaneamente nello stesso luogo; infine l’effetto psicologico su di me di ogni intervento televisivo dei due personaggi era il medesimo: spingermi a votare a favore dell’altro. Da qui la mia idea che non si trattasse di due ma di un’unica identità.
Ora la conferma finale: come sono politicamente nati ora i due sono politicamente morti insieme, implosi nello stesso identico modo e pressocchè nelle stesse ore. Chi di moralismo colpisce.. Due decenni, due destini che si sono incrociati e hanno rappresentato e condizionato la storia del nostro paese. Due storie ma che appunto forse sono un’unica storia, non una bella storia…