Ho letto e mi fa molto piacere rinviare il lettore all’articolo postato oggi dall’amico Saverio Simonelli sul suo blog “Voci sulla luna” e ancora di più attendo di leggere il suo saggio sulle fiabe dei Fratelli Grimm di imminente uscita. In particolare mi ha colpito l’affermazione di Max Luthi: la “fiaba è l’espressione poetica del fatto che ci si trova in un mondo non privo di senso e al quale possiamo adattarci e viverci anche se non siamo in grado di afferrarlo fino in fondo. Per questo l’eroe viene condotto in salvo attraverso i pericoli. Anche il lettore allora, immedesimandosi nel personaggio e nelle sue progressive tappe verso il lieto fine, vive una specie di battesimo della propria immaginazione”. Osserva Simonelli: “La fiaba quindi doveva rappresentare un mondo anarchico, imprevedibile, minaccioso, dove a un certo punto avviene un atto di salvezza. Umana, sgangherata, rabberciata, ottenuta con l’imbroglio o con la santità. Non importa. Ma accadeva. Ed era questo il dato fondamentale.” E invece ancora oggi sul tema delle fiabe ci si attarda su elementi marginali, spesso scabrosi, che rischiano però di sviare e mancare la mira perdendo di vista i dati fondamentali. In greco questo sbagliare la mira si dice “amartia”, cioè “peccato”.
vedi a: http://vocisullaluna.wordpress.com/2012/11/05/i-grimm-e-le-fiabe-ormai-e-una-battaglia-cutlurale/