Serenità di giudizio

La recente vicenda delle agitazioni e delle occupazioni nelle scuole continua con i suoi strascichi. Quando ho proposto ai miei colleghi docenti di trasformare la mailing in list interna tra noi che era nata come uno “strumento di lotta” in uno “spazio di dialogo”, il dialogo si è interrotto. Alla mia proposta nessuno ha risposto. Peccato. Eppure io credo nel “corpo docente” (come cattolico non posso non credere nel “corpo”) e quindi nella costruzione di una “comunità di docenti” (come cattolico non posso non credere nella “comunità”), qualcosa che non è data in partenza, né scontata, ma che appunto si deve faticosamente costruire. Peccato che c’è qualcuno che non voglia che ci siano tutti dentro la comunità, e invochino la scomunica per esempio contro i professori di religione, il cui peccato sarebbe quello (vecchio) di essere “spie del Vaticano”.  Spie del Papa, proprio come si diceva nel ‘700 in Inghilterra dei cattolici, i “papisti” (ad esempio anche un filosofo “liberale” come Locke affermava con vigore che  i seguaci di una religione che obbediscano alla propria Chiesa, prima che allo Stato, non devono godere di alcuna tolleranza, ma essere trattati da spie e da nemici, e poichè il Papa è il capo di uno Stato straniero e, per giunta, nemico, un buon cattolico che sia anche un buon suddito della Corona inglese è una contraddizione in termini; qualcosa che, puramente e semplicemente, non è possibile). Sembra che in questi tre secoli non sia cambiato molto: la stato-latria è tale che mal si sopporta, si “tollera” appunto, la presenza di queste spie cattoliche, di questi virus all’interno del corpo docente.

Nella recente discussione sul “decreto Aprea” e le proposte del ministro Profumo, sono scattati tutti i meccanismi della difesa a oltranza del dogma della scuola statale e le conseguenti scomuniche a chi osa attentare alla natura pubblica dell’istruzione. Peccato, perchè questa poteva essere un’occasione per riflettere sui limiti e difetti ben presenti ed evidenti nell’attuale situazione dell’insegnamento nella scuola italiana (magari favorendo riforme nel senso del controllo e del rigore all’insegna di una maggiore responsabilizzazione del corpo docente). E invece è scattata, meccanicamente, la chiusura a riccio, l’atteggiamento aggressivamente difensivo  e  la scomunica.

Quando si è capito che la mia era una voce fuori da coro (vedi i precedenti post in questa stessa categoria “scuola” del mio blog) ecco che una collega insegnate di filosofia, con tono compiacente e condiscendente ha scritto (nella suddetta mailing list di lotta): “Io capisco la condizione che, magari inconsapevolmente, ostacola la serenità di giudizio di Andrea (come tutti gli  insegnanti di religione non è entrato in ruolo per le vie normali ma con una nomina da parte di un vescovo)“.  Ecco fatto, il messaggio è chiaro: che ne sa, il povero Andrea prof di religione, privo della necessaria serenità di giudizio, dei problemi veri della scuola?  Mica è stato scelto dal Provveditorato, dal Ministero, ma da un uomo.. per giunta un vescovo, che ne può sapere? Paradossale questa spersonalizzazione dell’insegnamento per cui essere un “numero” nella graduatoria del cervello elettronico del Ministero garantisce di più (perchè dona maggiore “serenità di giudizio”) della scelta di un uomo fatta da un suo simile. Aggiungo che, forse la collega lo ignora, quella persona che mi ha nominato, può anche revocare la nomina se, controllando il mio modo di insegnare, verifichi che non sono più idoneo e all’altezza del delicatissimo compito che mi è stato affidato. Per i professori delle altre materie, quelli con la serenità di giudizio, pare invece molto difficile e puramente ipotetica l’eventualità del controllo-verifica e rimozione. Forse è questo quello che si teme allorquando si parla di riforma della scuola, la trasformazione dei docenti da “ministeriali” a persone individualmente responsabili del proprio operato. Il mio amico poeta Valerio Magrelli dice che se una volta (magari ai tempi di Locke) si moriva di peste, per le epidemie e le carestie, oggi si muore di burocrazia. Come dargli torto?  E’ il vero male dell’Italia…. ma forse questo è un’opinione espressa da una persona priva della necessaria serenità di giudizio.

 

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