Con questo articolo apparso su Avvenire il 4.12.13 comincia la rubrica settimanale “Parole Perdute”. Buona lettura e a mercoledì prossimo!
«Per noi uomini e la nostra salvezza». Con i ragazzi della 2ª liceo (il classico, al Pilo Albertelli di Roma) ripercorriamo quella corsa a ostacoli che è il Credo, analizzandolo punto per punto. E siamo arrivati qui, a questa strana ripetizione, in un testo che dovrebbe essere il massimo della sintesi.
«Qui si poteva tagliare facilmente, perché non lo si è fatto?», chiedo e, un po’ a fatica, i ragazzi rispondono: per sottolineare che Cristo ha vissuto ed è morto per noi, non solo per salvarci, ma proprio perché ci ama, uno per uno.
Splendido, sono fiero di questa classe, ma spunta subito un altro ostacolo e qui le cose si complicano: «Salvarci, ma da che?». Silenzio. Rilancio: «Se vi dico salvezza, voi a cosa pensate?». Silenzio ancora più lungo. Poi finalmente uno, dal fondo, Simone, alza timidamente la mano: «Io penso alla salvezza dalla serie B». Qualcuno ride. «Sì – continua Simone, che vuole spiegare – la lotta per la salvezza, per la non retrocessione». Illuminante.
Mentre la classe rumoreggia, e già si dividono in romanisti e laziali, peggio di Montecchi e Capuleti, io penso agli anni dell’università passati a studiare la crisi della modernità, l’avvento dei “maestri del sospetto”, la sfida di razionalismo, scientismo, positivismo, quello che Henri De Lubac chiamava «Il dramma dell’umanesimo ateo» e penso che è stato bello leggere tutti quei testi, ma forse qui ci troviamo di fronte a qualcosa di imprevisto: il mio avversario non è più Nietzsche, Freud, Marx ma Giampiero Galeazzi.
«Non ci sono più gli atei di una volta!», esclamo sperando che suoni come una provocazione, niente. Mi rendo conto che la fonte dei nemici della fede non è più nella teoria del Superuomo o nell’antica Pravda di Mosca ma in Novantesimo Minuto, in tutti i tantissimi (quanti?) rotocalchi sportivi che su carta o in tv invadono la settimana di giovani e meno giovani italiani con capacità pervasiva impressionante, arrivando a espugnare anche l’ultima fortezza, quella Dies Dominica che è diventata La Domenica Sportiva. Salvezza, una parola fondamentale per la religione che ha perso terreno, si è evaporata. E con lei temo tante altre parole.
Mi viene in mente la battuta del Nero in Sunset Limited di McCarthy, un testo che proprio con i ragazzi di 2ª metteremo in scena: «Io cerco le parole, professore. Cerco le parole, perché secondo me sono quelle la strada per il tuo cuore». Ecco cosa tocca a me, professore, un’impresa degna di Indiana Jones, partire «alla ricerca delle parole perdute». Siete pronti a partire per l’avventura? [apparso su Avvenire il 4 dicembre 2013]