Parole Perdute/3: Avvento/Avventura

nativity2La più grande avventura non è sposarsi ma è nascere”. Mi faccio aiutare dal vecchio Chesterton per spiegare l’inesauribile novità del Natale, di quella nascita che ha spezzato in due la storia e riscattato il tempo. E mi appoggio a quella parola, splendida e temibile, avventura, per parlare con i miei studenti dell’Avvento. L’avvento di Cristo e la sua nascita sono lo starter della grande avventura dell’umanità, la vita per un cristiano è tutta un’avventura, ad-ventura, infinito futuro in latino, un qualcosa che sta per venire. L’Avvento: i ragazzi ancora ricordano che si tratta di un periodo dell’anno, quello di preparazione al Natale, alla venuta di Cristo ma è sui dettagli di quella venuta che sembra abbiano smarrito le coordinate principali. A volte non ci sono solo parole perdute ma anche persone che si smarriscono nell’oblio. Così se chiedo loro le minime coordinate spazio-temporali emergono alcune sorprese, per cui, ad esempio, Gesù è nato a Nazareth e non a Betlemme (e allora, chiedono, perchè lo chiamano “di Nazareth?”) ed è nato non nel 753^ anno dalla fondazione di Roma ma nel fantomatico “anno zero”. Davanti al mio volto incredulo, una ragazza timidamente precisa che, “non può essere l’anno zero, deve essere l’anno prima, perchè è nato a dicembre”. “E quindi” chiedo, “è nato nell’anno -1?”. I ragazzi ridono ma fanno fatica a ricordare i punti di riferimenti storici e geografici. Se poi chiedo di mettere in ordine cronologico Gesù con Mosè e con Maometto i risultati non sono migliori, la storia, questa sconosciuta.

Durante l’Avvento nella mia scuola, ogni anno, i ragazzi occupano, ma, da anni, non c’è traccia di Presepe e quella volta che fu fatto fu subito tolto con decisione urgente e immediata. Ci sono in compenso almeno due o tre alberi di Natale sparsi nei tre piani del liceo. Nei paradossali panni del Bambinello in effetti Cristo è fonte di turbamento, gli indemoniati gli si rivolgono dicendo: Sei venuto qui per tormentarci” e gli fa eco il Grande Inquisitore di Dostoevskij che chiede a Gesù tornato nella Spagna del ‘500: “Perché sei venuto a disturbarci?”. E poi in fondo è triste ma anche “giusto”, filologicamente, che il presepe sia stato rimosso, perchè questa è una vicenda antica, eterna, che sempre si ripete, sin dalla prima notte, la notte di Betlemme: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo”.

 (questo articolo è uscito oggi, 18 dicembre 2013, su Avvenire)

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