Parole perdute/4: GRAZIA

Tutto è grazia, ma i ragazzi, purtroppo, non lo sanno più
images Mi sto rendendo conto che l’episodio della “salvezza/salute” era solo la punta dell’iceberg e vado sempre più confermandomi che non sono i valori che si sono persi, come tanti dicono stracciandosi anche le vesti, ma che piuttosto sono i significati ad essersi smarriti. C’è tutto un linguaggio, squisitamente religioso, che oggi ha abbandonato il campo, non è più usato nel discorso comune, un campo che deve essere dunque bonificato. Da dove partire? Dopo “salvezza” mi è venuto spontaneo passare a “grazia”, ma il risultato non è cambiato. Grazia sembra non essere mai stata incontrata da nessuno dei miei studenti. Almeno il verbo “salvare” i ragazzi lo conoscono, non fosse altro che quando scrivono un testo sul computer il file lo devono appunto “salvare”. Spesso mi sono fatto aiutare dal linguaggio dell’informatica, che è pieno di riferimenti religiosi, per cui ad esempio quando si salva un file sul programma Word il titolo viene preso dalle prime parole del testo, proprio come generalmente avviene nella Bibbia e nelle encicliche del Papa e non è un caso che quando vogliamo dare un ordine grafico compatto al testo lo “giustifichiamo”, un ottimo aggancio per affrontare il tema impervio della “giustificazione per la fede” in Paolo e Lutero passando magari per Agostino. Ma qui ora siamo in un campo limitrofo, quello della Grazia, un campo oscuro, dove non trovo alcun appiglio, nemmeno nella neolingua di Internet. Provo con il versante dello shopping e faccio scrivere a Cecilia queste parole, a mo’ di brain storming, in maniera disordinata sulla lavagna: grazia, grazie, gratis, gratuito, gratuità, grato, gratitudine… per vedere, come cantava Jannacci, l’effetto che fa. Effetto scarso.

«Di questa costellazione di parole – chiedo – quale vi colpisce maggiormente, quale stella brilla di più?». Gratis lo capiscono tutti, non sanno che è latino questi ragazzi di liceo classico, ma è una parola che hanno trovato spesso (non troppo spesso, qualcuno si lamenta) lungo la loro strada di adolescenti: «È quando nun se paga». Un altro ricorda che “gratuito” è scritto a fianco alla parola “ingresso”, quando nelle discoteche le ragazze non pagano, non si sa perché solo le ragazze e qui si dovrebbe parlare di cavalleria ma sarebbe una diramazione troppo lunga, ma in fondo le lezioni sono anche il risultato delle mille diramazioni in cui ti trasporta la discussione con gli studenti. È qualcosa da fare con ordine e rigore, una lezione di religione, ma anche con l’apertura all’imprevisto, perché Montale ci ricordava che «solo un imprevisto ci può salvare» e Bernanos, citando santa Teresina, rincarava la dose con il suo «Tutto è grazia».
(Il presente articolo è uscito l’8 gennaio su Avvenire)

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