Parole perdute: gratuità/2

bob_kennedy1Ancora sulla gratuità e la smisuratezza. Tema essenziale, non facile da comunicare. Mi aiuta un video della Uaar. Il cacofonico acronimo sta per Unione Atei Agnostici e Razionalisti, nemici giurati, tra gli altri, anche dei prof di religione. Sono loro molto grato per uno spot che mostro regolarmente a tutti i miei alunni: su una panchina ci sono due giovani di circa 30 anni. Un passante butta una bottiglia di plastica. Uno dei due, un bell’uomo sportivo con la barba (una bella camicia azzurra come i suoi occhi vispi) la prende e spiega all’altro: «Che incivile! Pensa che con 20 di queste si può fare un maglione di pile». «E tu come lo sai?», chiede l’altro (vestito di nero, con l’espressione un po’ tonta). «Me lo ha detto mio figlio, gliel’ha spiegato il professore di ora alternativa». «Invece il professore di religione a mio figlio ha spiegato che Abramo stava per uccidere suo figlio», e poi confessa: «Da allora non mi parla più». I due si guardano e il padre tonto, sconsolato, sospira: «Sai com’è…», cercando una sponda; ma l’altro è implacabile: «Veramente no» e poi si gira soddisfatto guardando fissa la panchina mentre passa in sovraimpressione una scritta: «Hai diritto a un’alternativa. Hai un’alternativa all’ora di religione. Fai valere il tuo diritto, per una scuola all’avanguardia». Non c’è che dire, lo spot è confezionato bene. In meno di 90 secondi ci sono tutti gli elementi giusti (ecologismo, scientismo) e il linguaggio, con quella insistenza sulla rivendicazione dei diritti, è in piena sintonia con il clima del momento storico. È così efficace, a prima vista, che i ragazzi all’inizio non afferrano perché glielo abbia mostrato: «Ma questo è contro di lei, professò!», esclama Matteo, vuole capire. Chiamo in aiuto Bob Kennedy e il suo discorso sul Pil e la pubblicità di Mastercard: piano piano cominciano a comprendere. Rifaccio vedere lo spot (la Uaar mi dovrebbe un compenso) e ora è più chiaro: si, è vero, il padre “alternativo” è uno che sa, sa tutto, «purtroppo è tutto quello che sa» (avrebbe detto Wilde), però ignora le uniche cose per cui la vita è degna di essere vissuta (avrebbe detto Kennedy). Pensa di sapere tutto perché tutto misura, sa addirittura quante bottiglie di plastica ci vogliono per fabbricare un maglione di pile, però quando l’altro papà gli parla di problemi vitali, ecco che è costretto a rivelarsi ignorante. Della vita non sa nulla, forse perché non ha letto niente di Abramo e di Isacco, e nemmeno le parabole di Gesù, in cui si parla di padri e figli e di amore smisurato. La sua è saccenza, non sapienza, il suo cuore è freddo come un calcolatore, forse perché non c’è spazio per la gratuità.

Gratuità

BroadwayDannyRoseI professori di religione non mettono i voti, danno giudizi. Non contano, nel senso che non “pesano” come gli altri prof, e soprattutto non soppesano gli studenti, non valutano con i numeri, non misurano. E questa è una fortuna, perché ci deve essere un angolo di “smisuratezza” e di “sproporzione” in una scuola che è diventata una fabbrica di carta, carte, conti, medie, percentuali, crediti, recuperi. I ragazzi avvertono questo clima “fiscale” e standardizzante e ne soffrono anche se si adeguano (si adeguano a tutto, o quasi) e finiscono con il non notare la differenza tra la scuola e una società all’esterno in cui la competitività estrema, cinica, è diventata un valore di base, una condizione di partenza. Ma c’è questa benedetta ora di religione che fa saltare gli schemi, che è all’insegna della gratuità, della non-convenienza, del dis-interesse.
Non è facile spiegare agli adolescenti questa parola, “gratuità”, che spesso anche ignorano. Non conoscono la parola, come tante altre parole perdute, collegate con “grazia”, ma non ignorano la sostanza della gratuità e di quella sostanza vanno alla ricerca. Basta dire un’altra parola e tutto emerge chiaro: amicizia. «Perché è bella l’amicizia?», chiedo loro. Sono spiazzati, a loro sembra così ovvia la risposta che non la trovano. Qualcuno azzarda che la bellezza sta nel fatto che “l’amico non ti fa sentire solo”. Nicoletta aggiunge: «Perché l’amicizia è disinteressata». Ecco qua, è questa la gratuità, sottolineo. Tre “testi” mi vengono in soccorso: uno è un film di 30 anni fa, uno è un discorso politico ancora più vecchio, e l’altro è uno spot pubblicitario dei nostri giorni, che tutti conoscono. Il film è Broadway Danny Rose, la storia più “positiva” tra quelle raccontate da Woody Allen: narra del commovente agente cinematografico Danny Rose, che per i suoi clienti si prodiga strenuamente, anche se poi non riceverà alcuna riconoscenza, e questa sua generosità toccherà il cuore anche della dura Tina, la quale prima di conoscerlo pensava che nella vita bisogna «fregare gli altri prima che gli altri freghino te». Il discorso politico è quello di Bob Kennedy sul Pil, l’indice «capace di misurare tutto tranne quello per cui la vita è veramente degna di essere vissuta» (gli affetti familiari, la creatività, la gratuità appunto) e lo spot è quello di Mastercard, per cui «alcune cose non si possono comprare, per tutto il resto c’è Mastercard», ed è facile capire che le cose che non si possono comprare, quelle gratuite, come l’amicizia, sono le più importanti, quelle che danno senso a tutte le altre. Un po’ come la domenica nella settimana, un po’ come quell’unica ora di religione nella settimana scolastica.

(il presente articolo è apparso su Avvenire il 22 gennaio 2014)

Parole Perdute: Grazia/2

a scuola, noiaAncora sul tema, immenso, della grazia. Continuo quindi a chiedere ragione di queste parole scritte sulla lavagna (le abbiamo dovuto riscrivere, dopo una settimana la lavagna viene “resettata” mille volte): grazia, grazie, gratis, gratuito, gratuità, grato, gratitudine.. Arianna alza la ragazza, è una fan di Jovanotti, ce n’è una in ogni classe, e ricorda il titolo del libro autobiografico di Lorenzo Cherubini: “Gratitude, è in inglese, penso voglia dire gratitudine”. “Ok, ma che significa?”. E qui Arianna si blocca. Continua a leggere

Parole perdute/4: GRAZIA

Tutto è grazia, ma i ragazzi, purtroppo, non lo sanno più
images Mi sto rendendo conto che l’episodio della “salvezza/salute” era solo la punta dell’iceberg e vado sempre più confermandomi che non sono i valori che si sono persi, come tanti dicono stracciandosi anche le vesti, ma che piuttosto sono i significati ad essersi smarriti. C’è tutto un linguaggio, squisitamente religioso, che oggi ha abbandonato il campo, non è più usato nel discorso comune, un campo che deve essere dunque bonificato. Da dove partire?  Continua a leggere

Parole Perdute/3: Avvento/Avventura

nativity2La più grande avventura non è sposarsi ma è nascere”. Mi faccio aiutare dal vecchio Chesterton per spiegare l’inesauribile novità del Natale, di quella nascita che ha spezzato in due la storia e riscattato il tempo. E mi appoggio a quella parola, splendida e temibile, avventura, per parlare con i miei studenti dell’Avvento. L’avvento di Cristo e la sua nascita sono lo starter della grande avventura dell’umanità, la vita per un cristiano è tutta un’avventura, ad-ventura, infinito futuro in latino, un qualcosa che sta per venire. Continua a leggere