Parole Perdute/2: salvezza vs.salute

ave maria segantiniNella mia missione “archeologica”, alla ricerca delle parole perdute, a metà strada tra Champollion e Indiana Jones, è una piccola fortuna il fatto di insegnare in un liceo classico. Così quando ho scoperto che la parola
salvezza era evaporata all’orizzonte, non mi sono rassegnato alla perdita e ho rilanciato puntando sull’etimologia chiedendo ai ragazzi di III liceo (cioè dell’ultimo anno, secondo la vecchia articolazione con il ginnasio al biennio, ma “ginnasio” è ormai un’altra parola destinata all’estinzione): «Come si dice salvezza in latino?». Pronta la risposta, sono bravi, in latino: «Salus, salutis, della terza declinazione», Martina brucia sul tempo gli altri. «Ma non vuol dire anche salute?», chiede saputella Serena. Continua a leggere

Parole Perdute/1: Salvezza

Con questo articolo apparso su Avvenire il 4.12.13 comincia la rubrica settimanale “Parole Perdute”. Buona lettura e a mercoledì prossimo!

images«Per noi uomini e la nostra salvezza». Con i ragazzi della 2ª liceo (il classico, al Pilo Albertelli di Roma) ripercorriamo quella corsa a ostacoli che è il Credo, analizzandolo punto per punto. E siamo arrivati qui, a questa strana ripetizione, in un testo che dovrebbe essere il massimo della sintesi.
«Qui si poteva tagliare facilmente, perché non lo si è fatto?», chiedo e, un po’ a fatica, i ragazzi rispondono: per sottolineare che Cristo ha vissuto ed è morto per noi, non solo per salvarci, ma proprio perché ci ama, uno per uno.
Splendido, sono fiero di questa classe, ma spunta subito un altro ostacolo e qui le cose si complicano: «Salvarci, ma da che?». Silenzio. Rilancio: «Se vi dico salvezza, voi a cosa pensate?». Silenzio ancora più lungo. Poi finalmente uno, dal fondo, Simone, alza timidamente la mano: «Io penso alla salvezza dalla serie B». Qualcuno ride. «Sì – continua Simone, che vuole spiegare – la lotta per la salvezza, per la non retrocessione». Illuminante.
Mentre la classe rumoreggia, e già si dividono in romanisti e laziali, peggio di Montecchi e Capuleti, io penso agli anni dell’università passati a studiare la crisi della modernità, l’avvento dei “maestri del sospetto”, la sfida di razionalismo, scientismo, positivismo, quello che Henri De Lubac chiamava «Il dramma dell’umanesimo ateo» e penso che è stato bello leggere tutti quei testi, ma forse qui ci troviamo di fronte a qualcosa di imprevisto: il mio avversario non è più Nietzsche, Freud, Marx ma Giampiero Galeazzi.  Continua a leggere

Parole Perdute

indiana mondaC’è qualcosa che è stato smarrito a livello di parole, di significati… un mondo perduto.. Mi sono buttato 13 anni fa, quando ho deciso di entrare nei licei di Roma, alla  ricerca di tutto questo, insegnando religione per scoprire che non è vero che “non c’è più religione”. Se volete saperne di più, seguitemi e leggete la rubrica settimanale “Parole perdute”, su Avvenire, ogni mercoledì, a partire da domani 4 dicembre 2013. Buona avventura, e grazie (altra parola perduta)!

La morte è una scelta

Questa e altre “chicche” sono contenute negli elaborati dei miei studenti (circa 100) che hanno letto insieme a me, nel mese di novembre, il romanzo di E.E.Schmitt “Oscar e la dama in rosa”. Clara, tranquilla ragazza della V C, scrive appunto “la morte è soltanto una scelta”.. sbem! Muore solo chi sceglie la morte (il non-senso? la solitudine? il non-amore?) perché invece l’uomo è fatto per la vita. E Clara aggiunge come se parlasse di un suo vecchio amico: “grazie per avercelo ricordato, Oscar”. I ragazzi ti sorprendono sempre.. mediterò a lungo queste affermazioni della tranquilla Clara.

Irene invece dice che questo libro è “speranzoso” perché “ci fa capire che non è mai troppo tardi per amare”, delizioso no? Mi viene in mente, sub contraria specie, la poesia “Affrettiamoci ad amare” del prete-poeta Jan Twardoski.

Lorenzo invece prendo lo spunto dal libro di Schmitt per mettere in crisi una visione “magica” della fede: “Purtroppo è un dato di fatto l’idea che ci si debba rivolgere a Dio solo per chiedere e soprattutto in situazioni negative infatti utilizziamo la fede per questo per poi allontanarci da Dio se non otteniamo quello che abbiamo richiesto”. Perfetto: è precisa descrizione della critica ad una fede ridotta a superstizione magica, una riduzione che porta alla demolizione della fede.

Se solo riuscissi a seguirli un po’ di più questi ragazzi, seguire le loro indicazioni, i loro spunti, quanto più arricchimento per tutti potrebbe scaturire! Questo fatto di essere l’unico professore con solo un’ora a settimana deve finire…

Serenità di giudizio

La recente vicenda delle agitazioni e delle occupazioni nelle scuole continua con i suoi strascichi. Quando ho proposto ai miei colleghi docenti di trasformare la mailing in list interna tra noi che era nata come uno “strumento di lotta” in uno “spazio di dialogo”, il dialogo si è interrotto. Alla mia proposta nessuno ha risposto. Peccato. Eppure io credo nel “corpo docente” (come cattolico non posso non credere nel “corpo”) e quindi nella costruzione di una “comunità di docenti” (come cattolico non posso non credere nella “comunità”), qualcosa che non è data in partenza, né scontata, ma che appunto si deve faticosamente costruire. Peccato che c’è qualcuno che non voglia che ci siano tutti dentro la comunità, e invochino la scomunica per esempio contro i professori di religione, il cui peccato sarebbe quello (vecchio) di essere “spie del Vaticano”. Continua a leggere