Categoria: Scuola
Gratuità
I professori di religione non mettono i voti, danno giudizi. Non contano, nel senso che non “pesano” come gli altri prof, e soprattutto non soppesano gli studenti, non valutano con i numeri, non misurano. E questa è una fortuna, perché ci deve essere un angolo di “smisuratezza” e di “sproporzione” in una scuola che è diventata una fabbrica di carta, carte, conti, medie, percentuali, crediti, recuperi. I ragazzi avvertono questo clima “fiscale” e standardizzante e ne soffrono anche se si adeguano (si adeguano a tutto, o quasi) e finiscono con il non notare la differenza tra la scuola e una società all’esterno in cui la competitività estrema, cinica, è diventata un valore di base, una condizione di partenza. Ma c’è questa benedetta ora di religione che fa saltare gli schemi, che è all’insegna della gratuità, della non-convenienza, del dis-interesse.
Non è facile spiegare agli adolescenti questa parola, “gratuità”, che spesso anche ignorano. Non conoscono la parola, come tante altre parole perdute, collegate con “grazia”, ma non ignorano la sostanza della gratuità e di quella sostanza vanno alla ricerca. Basta dire un’altra parola e tutto emerge chiaro: amicizia. «Perché è bella l’amicizia?», chiedo loro. Sono spiazzati, a loro sembra così ovvia la risposta che non la trovano. Qualcuno azzarda che la bellezza sta nel fatto che “l’amico non ti fa sentire solo”. Nicoletta aggiunge: «Perché l’amicizia è disinteressata». Ecco qua, è questa la gratuità, sottolineo. Tre “testi” mi vengono in soccorso: uno è un film di 30 anni fa, uno è un discorso politico ancora più vecchio, e l’altro è uno spot pubblicitario dei nostri giorni, che tutti conoscono. Il film è Broadway Danny Rose, la storia più “positiva” tra quelle raccontate da Woody Allen: narra del commovente agente cinematografico Danny Rose, che per i suoi clienti si prodiga strenuamente, anche se poi non riceverà alcuna riconoscenza, e questa sua generosità toccherà il cuore anche della dura Tina, la quale prima di conoscerlo pensava che nella vita bisogna «fregare gli altri prima che gli altri freghino te». Il discorso politico è quello di Bob Kennedy sul Pil, l’indice «capace di misurare tutto tranne quello per cui la vita è veramente degna di essere vissuta» (gli affetti familiari, la creatività, la gratuità appunto) e lo spot è quello di Mastercard, per cui «alcune cose non si possono comprare, per tutto il resto c’è Mastercard», ed è facile capire che le cose che non si possono comprare, quelle gratuite, come l’amicizia, sono le più importanti, quelle che danno senso a tutte le altre. Un po’ come la domenica nella settimana, un po’ come quell’unica ora di religione nella settimana scolastica.
(il presente articolo è apparso su Avvenire il 22 gennaio 2014)
Parole Perdute: Grazia/2
Ancora sul tema, immenso, della grazia. Continuo quindi a chiedere ragione di queste parole scritte sulla lavagna (le abbiamo dovuto riscrivere, dopo una settimana la lavagna viene “resettata” mille volte): grazia, grazie, gratis, gratuito, gratuità, grato, gratitudine.. Arianna alza la ragazza, è una fan di Jovanotti, ce n’è una in ogni classe, e ricorda il titolo del libro autobiografico di Lorenzo Cherubini: “Gratitude, è in inglese, penso voglia dire gratitudine”. “Ok, ma che significa?”. E qui Arianna si blocca. Continua a leggere
Parole perdute/4: GRAZIA
Parole Perdute/3: Avvento/Avventura
“La più grande avventura non è sposarsi ma è nascere”. Mi faccio aiutare dal vecchio Chesterton per spiegare l’inesauribile novità del Natale, di quella nascita che ha spezzato in due la storia e riscattato il tempo. E mi appoggio a quella parola, splendida e temibile, avventura, per parlare con i miei studenti dell’Avvento. L’avvento di Cristo e la sua nascita sono lo starter della grande avventura dell’umanità, la vita per un cristiano è tutta un’avventura, ad-ventura, infinito futuro in latino, un qualcosa che sta per venire. Continua a leggere